Posted on

16 ottobre 1997 – 6 maggio 1998: inizio e fine del periodo di terrore imputabile a Donato Bilancia, che fu ribattezzato “il serial killer dei treni”. In meno di sette mesi, ben diciassette persone perirono a causa della follia omicida di quest’uomo, a cavallo tra Liguria e Piemonte.
Bilancia nacque a Potenza il 10 luglio del 1951, per poi trasferirsi con la famiglia in provincia di Asti quando non aveva ancora quattro anni. Noto negli ambienti della malavita e delle bische clandestine, alimentò la sua fedina penale con diverse imputazioni, a partire da quando era ancora minorenne, per detenzione abusiva di armi, reati contro la persona e contro il patrimonio, furto, rapina, evasione.
Ebbe parecchi incidenti, nella sua vita, uno dei quali avvenne nel 1982 e lo lasciò in coma per tre giorni, lasciandogli un’invalidità del quarantaquattro per cento, che salì di altri diciotto punti dopo un successivo incidente, nel 1991.
Altra situazione drammatica e traumatica fu, nel 1987, il suicidio del fratello Michele, che si gettò sotto l’Espresso Ventimiglia-Genova con in braccio il figlio Davide, di quattro anni, proprio nel giorno in cui si era separato legalmente dalla moglie.
Il primo omicidio del quale si abbia certezza fu quello di Giorgio Centanaro, un altro frequentatore e gestore di bische clandestine di 52 anni, che fu soffocato nella sua abitazione del quartiere Molassana, di Genova. Il motivo di questo omicidio, commesso per vendetta, è da cercarsi nella sua compulsiva mania del gioco d’azzardo e nel “tradimento” che la vittima, insieme al suo socio Maurizio Parenti, avevano perpetrato nei suoi confronti, identificandolo come “il pollo” da spennare.
Il 24 ottobre dello stesso anno, l’uomo uccise proprio il Parenti e la moglie Carla Scotto, questa volta a colpi di calibro 38, portando via dalla cassaforte aperta dai coniugi banconote per una quindicina di milioni, che trattenne, e alcuni orologi, anche questi di valore, che raccontò successivamente di aver buttato via.
Il 27 ottobre, nel tentativo di compiere una rapina, uccise a colpi di pistola il gioielliere Bruno Armando Solari e la moglie Maria Luigia Pitto, sempre a Genova. Per rifarsi dalla mancata rapina, la sera del 13 novembre, a Ventimiglia, attese che il cambiavalute Luciano Marro – per parecchi giorni tenuto sott’occhio durante le sue attività – uscisse per buttare la spazzatura per avvicinarlo, obbligarlo a rientrare, consegnargli più di quaranta milioni di lire, per poi farlo inginocchiare ed ucciderlo con tre colpi di pistola. Sei vittime in meno di un mese.
Il 25 gennaio fu ucciso Giangiorgio Canu, 63 anni, un metronotte che lavorava a Genova.
I due delitti successivi, quello di Almerina Bodejani, alias Stela Truya, 24 anni, prostituta albanese – a Varazze – e quello di Ljudmyla Zubckova, 22 anni, anche lei prostituta, ucraina – a Pietra Ligure – avvenuti rispettivamente il 9 e il 18 marzo, spostarono l’attenzione del Bilancia su un nuovo obiettivo: le ragazze “di vita”.
Il 20 marzo, Bilancia prese di mira un altro cambiavalute: Enzo Gorni, quarantaseienne padre di due bambine, ucciso a Ventimiglia per un bottino che Bilancia ha dichiarato essere di una decina di milioni di lire e di una decina di migliaia di franchi.
Il 24 marzo, a Novi Ligure, in località Barbellotta, uccise Candido Randò, 44 anni, e Massimo Gualillo, 31, due metronotte. Il transessuale equadoregno con il quale si stava accompagnando, John Zambrano, alias Juli Castro, detto “Lorena”, di 27 anni, fu ferito e si finse morto. Fu il primo superstite e fornì un identikit attendibile dell’assassino.
Il 29 marzo l’uomo colpì nuovamente, a Cogoleto, uccidendo Evelin Esohe Edoghaye, alias Tessy Adodo, prostituta nigeriana di 27 anni.
Il 12 aprile – era la domenica di Pasqua – il serial killer colpì sull’Intercity Tigullio, da La Spezia a Venezia, uccidendo in una ritirata del treno l’infermiera trentaduenne Elisabetta Zoppetti, che si stava recando al lavoro all’Istituto Tumori di Milano. Nella notte tra il 13 e il 14 aprile, a Pietra Ligure, l’uomo assassinò Mema Valbona, alias Kristina Walla, prostituta macedone ventunenne, per poi uccidere nuovamente su un treno, il 18 aprile, assassinando l’impiegata trentaduenne Maria Angela Rubino.
Il 20 aprile, in un’area di servizio dell’autostrada Genova-Ventimiglia, Conioli Sud, nei pressi di Arma di Taggia, una rapina da due milioni di lire si conclude con l’omicidio di Giuseppe Mileto, cinquantenne benzinaio.
Alle 11 di mattina del 6 maggio 1998, davanti all’ospedale San Martino di Genova, Donato Bilancia veniva ammanettato, quasi senza stupirsi della cosa, dai Carabinieri che avevano svolto le indagini su di lui. Il 14 maggio, alle 17.40, nella caserma di Genova-Molassana, alla presenza del sostituto procuratore di Genova, Enrico Zucca, iniziava la confessione-fiume dell’uomo, che si concluse, in due tranche distinte, il giorno dopo.
Dopo il processo di primo grado, Bilancia venne condannato a 13 ergastoli per i 17 omicidi e a 16 anni di reclusione per il tentato omicidio di Lorena Castro, con sentenza del 12 aprile 2000 del tribunale di Genova, confermata poi in appello e in Cassazione.
Scontò inizialmente la sua pena nel carcere di Marassi, poi in quello di Chiavari, infine in quello di Padova.
Significativo resta, su questa storia, il titolo del libro di Ilaria Cavo, già citato, dal titolo “Diciassette omicidi per caso”.

Fonti:
A. Accorsi, M. Centini, La sanguinosa storia dei serial killer, Newton Compton Editori, 2008.
I. Cavo, Diciassette omicidi per caso – Storia vera di Donato Bilancia, il serial killer dei treni, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2006
R. De Luca, Anatomia del Serial Killer 2000, Giuffrè, Milano 2001.
M. Newton, Dizionario dei serial killer, Newton Compton Editori, Milano 2004.
http://www.penale.it/document/bilancia.htm
http://www.poliziaedemocrazia.it/live/index.php?domain=rubriche&action=articolo&idArticolo=1392
https://it.wikipedia.org/wiki/Donato_Bilancia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *