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Edward Theodore Gein, detto “Ed”, nacque a La Crosse nell’agosto del 1906 in una famiglia che oggigiorno sarebbe definita “disfunzionale”. La madre, infatti, era una fanatica religiosa che indottrinava i figli con letture dell’Antico Testamento e con affermazioni quanto meno discutibili sulle virtù di tutte le altre donne. Il padre, alcolizzato e violento, aveva difficoltà a mantenere la famiglia, anche per la sua incapacità di tenere a lungo lo stesso lavoro.
Ed, da bambino, poteva uscire solamente per andare a scuola ed era incentivato anche con le cattive a non socializzare con anima viva.
Si racconta di come a dieci anni avesse avuto un orgasmo vedendo i genitori macellare un maiale e di come la madre Augusta divenne maggiormente possessiva con l’avvento della pubertà del figlio: una volta lo sorprese a masturbarsi nella vasca da bagno e gli afferrò i genitali, che furono da lei definiti la “maledizione dell’uomo”, immergendolo poi nell’acqua bollente per punirlo.
Il padre morì nel 1940, per cause naturali connesse al suo vizio di bere, mentre sulla morte del fratello maggiore Henry in un incendio i dubbi di un coinvolgimento di Ed furono molti.
La madre Augusta, cui Ed rivolgeva una devozione che andava oltre l’amore filiale, ebbe un ictus poco dopo la morte del primo figlio. L’uomo si prese cura di lei a tempo pieno, fino a quando un altro ictus la condusse alla morte, il 29 dicembre 1945.
Ed perse il suo unico punto di riferimento e cominciò a comportarsi in maniera ancora più stravagante. Cominciò a frequentare i cimiteri e a profanare le tombe.
Fino al quel 19 novembre 1957. Fino a quando, scoperto dalle autorità, scoperchiò il vaso di Pandora della sua follia. Due giorni prima, la commessa di una drogheria di nome Bernice Worden scomparve. Dalle indagini emerse come l’ultima persona ad aver visto la donna fosse stato Ed. Durante la perquisizione da parte degli agenti della polizia all’interno della fattoria dei Gein, venne scoperto il cadavere della donna. Era stata decapitata; il suo corpo era stato appeso per le caviglie e aperto in due a partire dalla vagina.
La testa della donna fu ritrovata all’interno dell’abitazione dove, raccontano le cronache del tempo, era stata appesa al muro come un trofeo.
Durante la perquisizione della casa vennero alla luce diversi trofei di vittime o donne le cui tombe erano state profanate, come calotte craniche trasformate in ciotole, un tamburo fatto di pelle umana, così come realizzate con pelle umana erano nove maschere e anche alcuni vestiti
Dopo aver confessato il dissotterramento di una donna che somigliava molto a sua madre, di averne portato il cadavere a casa e di averne lavorato la pelle per creare oggetti e manufatti – nel fascicolo del caso spiccavano le fotografie di due cinture interamente realizzate con capezzoli umani – ammise di aver profanato una ventina di tombe, negando però sempre di aver avuto rapporti necrofili. L’uomo confessò anche di aver assassinato Mary Hogan, una cameriera, scomparsa nel 1954, facendo intendere di aver commesso altri delitti prima di quei due.
La situazione forse più strana, anche per gli inquirenti, fu un’ammissione che l’uomo fece durante il processo, cioè di non aver mai ucciso un cervo, mentre i vicini asserivano di essere stati invitati a pranzo o a cena per gustare stufati di cervo da lui uccisi e cucinati. Da qui, e dal ritrovamento di un cuore umano in una pentola durante la perquisizione che portò al suo arresto, fu chiaro che non era solo un assassino e un necrofilo, ma anche un cannibale.
Risultano ispirati alla sua vita molti film, tra i quali si possono ricordare Psyco (Alfred Hitchcock – 1960), Non aprite quella porta (Tob Hooper – 1974), Deranged – Il folle (Jeff Gillen ed Alan Ormsby – 1974), Ed Gein – Il macellaio di Plainfield (Chuck Parello – 2001), oltre a un cult-movie come Il silenzio degli innocenti (Jonathan Demme – 1991).

Fonti:
M. Newton, Dizionario dei serial killer, Newton Compton Editori, Milano 2004.
https://it.wikipedia.org/wiki/Ed_Gein
https://www.vanillamagazine.it/la-storia-di-ed-gein-il-macellaio-di-plainfield/

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