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Sono sempre più convinto che questo non sia il tempo adatto a me e al modo che ho di intendere la vita, i valori, il rispetto, il buonsenso.

Come ho avuto modo di scrivere già altre volte, l’educazione che ho ricevuto fin da piccolo è stata tutta improntata al rispetto. Delle regole, certo, ma in primo luogo dell’altro, dove con “altro” si configura qualsiasi forma di vita – reale o presunta – mi si presenti davanti. E, con un carattere tutt’altro che semplice – dico da sempre che io, con me, non vivrei mai! Anzi, non prenderei neppure un caffè… – ho sempre esercitato quella che, ormai, è dote rara: il rispetto, appunto. Al punto di mettere molto spesso – se non sempre – me stesso e le mie esigenze in coda rispetto ai desideri degli altri. Al punto di rivedere molto spesso – soprattuto in ambito lavorativo – la mia visione delle cose, grazie al confronto e, mi si passi l’immodestia, a una buona dose di apertura ed elasticità mentale e di capacità d’ascolto. Al punto che ho improntato tutta la mia vita (è uno dei rari casi nei quali uso il possessivo con forza e convinzione, dato che la vita è l’unica cosa “di proprietà” che abbiamo) a cercare soluzioni ai problemi e mai – se non quando reso necessario da situazioni che non possono andare diversamente – i colpevoli. Consapevole che nell’agire si può sbagliare e che, spesso, le conseguenze dell’errore bastano e avanzano a “punire” chi l’abbia compiuto. Parlo – un po’ – anche per esperienza personale. Chiaramente, di persona che compie quotidianamente errori. In buona, ottima fede, ma li compie. Con le migliori intenzioni, ma li compie. Con la consapevolezza di poterli compiere e la convinzione di poter sempre rimediare – qualora qualcosa non andasse per il verso giusto.

Non mi sono mai accanito su chi abbia sbagliato. Ho sempre cercato di aiutare a trovare soluzioni ai problemi nati da un qualsiasi errore e, se commesso in prima persona, ho sempre lavorato per migliorare e per porre rimedio. Ho sempre cercato di mettere sul tavolo tutte le carte, così che si potesse “giocare” a viso aperto. Non risparmiando, per carattere e per formazione, di dire ciò che penso senza remore e senza possibilità di essere smentito successivamente. Non perché perfetto – tutt’altro. Semplicemente, perché cerco sempre l’oggettività. Anche quando non coincide col mio pensiero. Anche quando è molto lontana da me. Anche quando fa male.

Ricordo ancora un periodo della mia vita – quello tra i diciassette e i vent’anni, più o meno – quando molte amiche e molti amici mi raccontavano le loro problematiche in cerca di consigli. E mi ricordo anche quella volta in cui, sebbene interessato a una persona (sia ben chiaro: non ho mai saputo se la cosa fosse ricambiata) ho consigliato scientemente ad un amico la strategia per mettersi insieme. Che si rivelò vincente. Sono fatto così, insomma. Per molti sono – scusate il termine – un “coglione”. Può darsi. Ma almeno sono un coglione onesto e rispettoso. Rispettoso degli altri al punto che in ufficio sono in grado di tenere la mascherina sul viso anche quando non c’è nessuno. Rispettoso al punto che sono in grado di calpestare un mio diritto per difendere quello di qualcun altro. Rispettoso al punto che, anche quando sono al colmo dell’esacerbazione non mi permetto mai di giudicare chi ho di fronte, ma mi limito a valutarne i comportamenti. E non insulto mai. Né dal vivo, né sui social. Rispettoso al punto che, purtroppo, percepisco qualunque minima mancanza di rispetto da parte dell’interlocutrice o dell’interlocutore di turno. Sempre. Senza possibilità di errore. Rispettoso al punto che, purtroppo, nonostante non sia (completamente) stupido, spesso finisco per passare come ingenuo.

Non è tempo per noi che non vestiamo come voi

Non ridiamo, non piangiamo, non amiamo come voi

Troppo ingenui o testardi, poco furbi casomai

Non è tempo per noi e forse non lo sarà mai

… e niente… questa canzone di Ligabue ce l’ho sotto pelle da quando è stata prodotta e, penso, me la porterò nella tomba. Sentirsi inadeguato alla situazione sociale nella quale ci si trova non sfocia necessariamente nella nascita di un disadattato. A volte, usando un po’ di rispetto e di buonsenso, nasce semplicemente una persona che cerca di preoccuparsi degli altri prima di realizzare qualsiasi proprio desiderio. E, non lo nascondo, spesso gioisco più nell’aver aiutato qualcuno a raggiungere il proprio obiettivo, piuttosto che quando ne raggiungo uno io, magari agognato da tempo. Probabilmente ha ragione chi mi dà del “coglione”…

One Reply to “Sul rispetto”

  1. Che bel pensiero anch’io come lei non cerco mai chi ha sbagliato ma cerco di aiutare se possibile il recupero della situazione mi viene talmente d’istinto che a volte non me ne rendo conto. Poi però quando me lo fanno notare e mi dicono che dovrei giudicare di più rimango un po’ male ma cosa ci posso fare Sarò forse anch’io un po’ “Co..,.. Na” Forse è va be’

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