Posted on

Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”, che è acquistabile qui. Buona lettura!

«Se non ti vergogni, ti accompagno io alla visita. Devo andare in città per reperire alcuni libri che alla biblioteca dell’università non ci sono. Se ti va, potrei far coincidere il mio viaggio col primo giorno della tua visita. Così avresti modo di dormire un po’ di più. Che ne dici?»
«Per me… basta che mi scarichi lontano dalla caserma. E poi? Per tornare?»
«Io, ad essere sincera, non so per quanto mi dovrò fermare. Se vuoi, possiamo darci appuntamento nella piazza che c’è vicino alla stazione. Il primo che arriva aspetta l’altro. Va bene?»
«Sì, facciamo così.»
Era sempre, straordinariamente, premurosa. Attese il mio arrivo dalle dodici e trenta alle quindici e quarantacinque passate.
«Hai aspettato molto?»
«No, no. E poi, avevo i miei libri e ho iniziato a leggerli. Sono arrivata a pagina centodue.»
«Ah! Allora è da almeno tre ore che sei qui!»
«Tre e venti, quasi, ma non è un problema. Com’è andata?»
«Non ne ho la più pallida idea. Mi hanno fatto una serie di visite e un test psicologico. Mi hanno mandato dallo psichiatra. Mi ha tenuto là dentro mezz’ora, poi mi ha liquidato con un asettico “Va bene, vada pure.” Boh? I medici, specie psicologi e psichiatri, sono una gran brutta razza!»
«Ma no! Cercano solo di aiutare le persone meno fortunate, quelle che hanno dei problemi a vivere bene con se stesse e con gli altri.»
«Non sono in grado neppure di capire i propri problemi, figuriamoci se riescono a capire, e men che meno a risolvere, quelli di qualcun altro! Sono solo capaci di farsi pagare profumatamente per dirti quello che già sai, cioè che stai male, e per consigliarti di spendere altro denaro per la terapia. “Sa, porterebbe un grande giovamento!” Per conto mio, potrebbero sparire tutti!»
«Certo che quando qualcuno non ti va a genio, persona o categoria di persone che sia, non c’è proprio verso di farti cambiare idea, eh?»
«Non è questione di andare o meno a genio. È che io li conosco, quelli!»
Lasciò cadere quel discorso.
«Hai già idea di come muoverti, domani?»
«Non so. Mio padre ha bisogno della macchina, quindi dovrò viaggiare con i mezzi pubblici. Prenderò l’autobus di un quarto alle sei per arrivare giù in stazione. Poi dovrebbe esserci un treno verso le sei e cinque, sei e dieci. Mi arrangerò.»
«Stavo pensando: e se ti accompagnassi anche domani? Non ho un gran che da fare, in questi giorni, e potrei venire a fare un po’ di shopping!»
«E le lezioni?»
«Quelle non sono un problema. Mi farò dare gli appunti da qualcuno. Dovrei avere solo quattro ore, domani, due delle quali di esercitazioni. Non perderei nulla di fondamentale. Allora, che ne dici?»
Accettai di buon grado. In quel modo, fu lei la prima a sapere che ero stato riformato.

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *