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Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”, che è acquistabile qui. Buona lettura!

«Che ne diresti di andare a passare quattro giorni in montagna, per l’ultimo dell’anno? C’è la possibilità di andare a sciare spendendo praticamente niente. Saremmo ospiti nella casa di Viviana. Ti va?»
«Sciare? Non sono nemmeno in grado di stare in piedi normalmente, figurati con un paio di trabiccoli nei piedi. No! Non mi sembra proprio il caso!»
«Ma dai! Possibile che non ti vada mai bene niente? Sei pazzesco!»
«E poi, l’amica è la tua e avrà invitato solo te!»
«Scusa deboluccia! Sai benissimo che ti conosce e che già in un altro paio di occasioni ha invitato tutti e due! Non regge proprio. Trovane un’altra!»
«Non ne ho voglia.»
«Questa potrebbe andare, ma la usi già sempre. Cerca di avere un minimo di originalità!»
«Detesto la montagna!»
«Mi dispiace! Hai sciupato anche l’ultima opportunità! Non sei riuscito a convincermi, quindi verrai! Partiremo il trenta, al mattino, per essere di ritorno il due notte!»
«Guarda che non vengo.»
«Ma lo sai che sei proprio monotono? E cambia un po’ registro! Tutte le volte che c’è da fare qualcosa di diverso devo sempre mettermi lì a pregare! E se un giorno non ne avessi più l’intenzione?»
«Risparmieremmo un sacco di fiato tutti e due!»
«Sempre simpatico allo stesso modo, eh? Vorrà dire che verrò io, il ventinove, a prepararti la valigia.»
Aveva proprio ragione. Ogni volta che mi proponeva di fare qualcosa di un po’ particolare, specie durante il primo anno, si verificava un teatrino di quel genere. Quasi tutte le volte, poi, mi lasciavo convincere. Forse perché, a conti fatti, mi conveniva fare come decideva lei. Già! Ogni mia scelta va riletta alla luce dell’opportunismo, della voglia di poter stare soli. Non per parlare, però!
«Andremo con Bonnie, ok?»
«Come? Per fare la fine dell’inverno scorso? No, grazie! Se mi mancava la scusa, adesso ce l’ho. e anche molto buona! Ci tengo alla pelle!»
«Non temere! Quest’anno ho fatto cambiare le gomme: ho quattro pneumatici chiodati nuovi e ho anche comprato le catene! Cosa vuoi, di più?»
«Una macchina decente!»
«È così che tratti la mia macchinetta? Chiedile subito scusa, sai!»
«Già, hai ragione! La macchina c’entra poco o niente! È la padrona che non è tanto a posto!»
«Con questa hai superato ogni limite! Vieni qui! Non scappare, che poi mi tocca farti ancora peggio, su!»
E dire che c’era chi ci considerava, proprio a causa di quei siparietti, una bella coppia. In effetti, se solo fossi stato un po’ più normale, se fossi stato in grado di viverla come un momento di riconciliazione con la vita, non di rivalsa, di ripicca nei suoi confronti. E nei confronti di chi, povera vittima degli eventi, era diventata l’oggetto della mia vendetta. Nonostante la scarsa fiducia che avevo dimostrato nei confronti della macchina, sia il viaggio di andata, sia quello di ritorno si conclusero senza danni. Furono quattro giorni nei quali le nostre due coinquiline, esperte sciatrici, percorsero in lungo e in largo le piste, mentre la povera Mara, che era forse la più brava delle tre, cercò in tutti i modi di insegnare anche a me come rimanere in piedi sugli sci. Fui il suo più grande insuccesso, soprattutto a causa della mia scarsa voglia di apprendere. Fatta eccezione per la sera del trentuno, che passammo ad una festa organizzata da alcuni ragazzi amici d’infanzia di Viviana, Mara e io passammo le nostre serate in casa, seduti sul grande tappeto che c’era di fronte al camino.

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

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