Posted on

La cronaca della vita della prima serial killer della storia. È contenuta in “Dieci storie di avvelenatrici”, che potete trovare qui.

Avvelenatrice Locusta (Gallia, data di nascita ignota – Roma, 9 gennaio 69)

La prima serial killer della storia agì ai tempi della dinastia Giulio-Claudia, che regnò su Roma dalla nascita di Cristo al 68 d.C. facendo succedere al potere Ottaviano Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone.

Si hanno, in realtà, notizie di un processo nei confronti di alcune avvelenatrici, sempre a Roma, già nel 331 a.C.[1] , allorquando morirono molti influenti personaggi dell’Urbe, presumibilmente a causa di una strana “epidemia”.

Un magistrato ricevette una denuncia da parte di una schiava, la quale affermava come dietro quelle morti ci fossero pozioni venefiche prodotte da alcune nobildonne per eliminare uomini scomodi dalle loro vite. In cambio della denuncia, la donna chiese protezione da parte delle autorità romane, poiché temeva ripercussioni.

Furono eseguite parecchie ispezioni nelle abitazioni di molte donne patrizie, ritrovando misteriose ampolle contenenti sostanze velenose.

La leggenda narra che le donne coinvolte in questa strage avessero assunto progressivamente, nel corso dei mesi, piccole dosi di veleno, allo scopo di immunizzarsi.

Quasi quattrocento anni dopo, cioè nel periodo di dominio degli ultimi due imperatori della dinastia Giulio-Claudia, ebbero luogo gli avvenimenti ai quali si fa riferimento in questo breve racconto. Che vive – chiaramente – di informazioni frammentarie, talvolta catalogabili come vera e propria leggenda, prova ne sia il fatto che di Locusta (o Lucusta, come spesso si trova nelle cronache di allora) nemmeno si conosca il vero nome.

Si narra che sia cresciuta nelle terre della Gallia, dove pare abbia appreso le proprietà delle piante e con esse si sia dedicata alla creazione di pozioni velenose, e che si sia trasferita ancora adolescente a Roma, dove mise a frutto le sue competenze aprendo un emporio/bottega sul colle Palatino.

Divenuta famosa come avvelenatrice, si racconta abbia avuto commissioni da parte di molti ricchi e aristocratici dell’epoca – patrizi, senatori, matrone – non disdegnando omicidi per puro piacere personale.

L’episodio che cambiò la vita di Locusta fu l’incontro con Agrippina[2], che ebbe modo di farla scarcerare la prima volta che Locusta conobbe le galere e che la fece entrare nella corte imperiale, dove le sue enormi conoscenze delle erbe e della fisiologia umana le consentirono di mettersi in mostra anche come guaritrice.

Agrippina le commissionò, nel 54, l’omicidio del marito, l’imperatore Claudio, al fine di consentire l’ascesa al trono del figlio Nerone. Le modalità con le quali Locusta agì mostrano la sua capacità di adattarsi alle situazioni e di scegliere per ogni vittima il veleno più adatto: avendo conoscenza della passione dell’imperatore per i funghi, riuscì a fargli preparare una pietanza che ne contenesse un certo quantitativo di venefici, obbligandolo a una morte tra atroci dolori.

Non è chiaro se a seguito di questo omicidio, o di un altro perpetrato sempre in quell’anno, ma nel 55 Locusta fu condannata a morte. Nerone – che intravide nei servigi della donna la possibilità di salire velocemente al trono – la salvò dall’esecuzione, di fatto eleggendola suo sicario personale. Il primo incarico fu l’eliminazione del quattordicenne Britannico, figlio di Claudio e pretendente al titolo di imperatore.

L’avvelenamento del giovane ebbe un che di teatrale, essendo avvenuto in pubblico, durante un banchetto[3], mediante somministrazione di una bevanda avvelenata.

Alcune vicende dell’Avvelenatrice, tra le quali proprio l’uccisione di Britannico, sono state riprese da Tacito[4] e Svetonio[5], che scrissero di lei in epoca successiva alla sua morte, molto probabilmente riportando le sue gesta in maniera già romanzata ai limiti della leggendo.

Pare che, nel 68, sia stata proprio lei a fornire a Nerone il veleno con il quale egli aveva pianificato il proprio suicidio, di fatto condannando a morte anche lei, non più protetta dall’imperatore[6].

Fu Galba, succeduto all’incendiario, a condannarla a morte, attribuendole un numero di omicidi altissimo: oltre quattrocento.

Leggenda vuole che la sua morte sia stata atroce e dolorosissima: condotta in catene per tutta Roma, fu giustiziata durante le Agonalia dedicate a Giano[7], dapprima violentata a morte da una giraffa e poi fatta a pezzi da vari animali feroci. Non essendovi conferma di questa straziante fine, pare più probabile che sia stata strangolata e il suo cadavere dato alle fiamme.[8]

 

Note

[1] http://www.dailyworditalia.com/lincontro-con-i-serial-killer-le-avvelenatrici-di-roma/

[2] https://www.tuacitymag.com/locusta-la-strega-di-nerone/

[3] https://www.tuacitymag.com/locusta-la-strega-di-nerone/

[4] Publio Cornelio Tacito, Annales.

[5] Gaio Svetonio Tranquillo, Vite dei Cesari.

[6] Gaio Svetonio Tranquillo, op. cit.

[7] Cassio Dione Cocceiano, Storia romana.

[8] Dirk C. Gibson, Legends, Monsters, Or Serial Murderers?, Westport (Connecticut), Preager, 2012.

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *