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Stanco e sconfortato. Così mi sento. Non c’è stato giorno, da quando è cominciata l’emergenza, nel quale non abbiamo cercato le migliori soluzioni per far sì che la Scuola potesse continuare il proprio corso. Dapprima con la didattica a distanza, senza la quale lo scorso anno scolastico non sarebbe terminato. Adesso, per cercare di garantire la ripresa in sicurezza a tutte le Studentesse e a tutti gli Studenti al cento per cento in presenza – unico modo per non creare disparità di alcun genere tra Discenti. Con tanti paletti derivanti dal Comitato Tecnico Scientifico, dal Ministero, dalla situazione logistica delle Scuole di ogni ordine e grado – non sempre felice. Con regole da seguire e da far seguire. E alle regole, si sa, le allergie sono tante. Con il timore di coscienza, prima che del penale, che qualcosa possa non funzionare. Con la consapevolezza che qualcosa possa andare storto. Con la speranza che, dopo il periodo che tutte noi e tutti noi abbiamo trascorso, ci fosse un minimo di collaborazione da parte di ciascuno per la ripartenza di questa grande macchina che è la Scuola. Una macchina che è sotto la lente d’ingrandimento di una popolazione che negli ultimi mesi non ha letto e non ha sentito parlare di altro. Perché non c’è stato giorno nel quale non si sia buttata addosso alla Scuola e a chi ci lavora qualche responsabilità sulla normalizzazione del Paese. Perché forse ci si è accorti che la Scuola è ciò che detta i tempi a un Paese, l’Italia, che in troppi suoi abitanti ha dimenticato il rispetto delle regole, ma cosa ancor più grave, il rispetto dell’altro e del lavoro che l’altro svolge. Sono il primo ad ascoltare sempre TUTTE E TUTTI, con lo scopo di scegliere per il meglio. Sono il primo a cambiare la propria idea, nel momento in cui qualcun altro ne abbia uno migliore. Sono il primo a offrire il proprio lavoro per aiutare a raggiungere obiettivi che altri hanno identificato come strategici. Ma finché sarò impegnato con questo ruolo sarò sempre il primo a rispettare le regole e a pretendere che il resto del mondo le rispetti – per lo meno per quanto di mia competenza. Non mi aspetto nessun tipo di ringraziamento da parte di nessuno, perché sto lavorando per il bene delle Ragazze e dei Ragazzi che frequentano la Scuola che dirigo e il ringraziamento è, semplicemente, il loro successo. Non mi aspetto nemmeno che il resto del mondo che ruota intorno alla Scuola che dirigo sia scevro da critiche nei confronti miei e del lavoro che svolgo – critiche che apprezzo sempre, quando sono costruttive e fornite da persone che si pongono in ascolto per comprendere le motivazioni dell’altro. Non mi aspetto nemmeno la collaborazione incondizionata degli altri attori del mondo della Scuola. Ma che almeno non si mettano i bastoni tra le ruote e non si viva di solo egoismo, questo sì…

One Reply to “Stanchezza”

  1. In bocca al lupo Roberto!
    Sono giornate difficili per tutti…Dirigenti, insegnanti, collaboratori e famiglie…
    Il rispetto delle regole é fondamentale in un paese civile e democratico. Purtroppo, però, la tendenza che va per la maggiore é quella di guardare unicamente verso il proprio orticello e ció crea non pochi problemi…
    Cerchiamo di essere ottimisti e ,non dico positivi in tempo di Covid-19 il termine potrebbe essere frainteso, auspicando una proficua collaborazione da parte di tutti gli attori coinvolti in ambito scolastico.

    Paola

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