Posted on

Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”. Buona lettura!

Non volli interrompere il suo lungo monologo. Anche perché, onestamente, non avrei saputo cosa dire. Quel gesto aveva stupito anche me. Con il passare del tempo, anche mio padre andava schierandosi. Solo ora comprendo che i miei hanno fatto di tutto per aiutarmi, per porgermi quella mano in grado di trascinarmi verso l’uscita. Quella mano che voleva aiutarne un’altra, ben più giovane e inesperta, nel suo arduo tentativo di restituirmi alla vita vera. Non ho mai cercato di mettermi nei loro panni se non da pochi giorni. Dalla morte di Elena mi erano sembrati solo due persone che, a causa del legame di parentela, dovevano vivermi a fianco, cercando di capire ciò che io non sapevo e non volevo spiegare. Ho idea che la loro vita sia stata come quella di due persone che, ignoranti il linguaggio dei segni, si trovino nell’impossibilità di comprendere un sordomuto loro affidato. Un sordomuto che, dal canto suo, non cerca la benché minima comunicativa. Credo che le mie cure siano costate loro parecchie decine di milioni, ma non li ho mai sentiti lamentarsi per tutto il denaro buttato. Molte battute pungenti, che ho sempre male interpretato come sintomi di insofferenza nei miei confronti, altro non erano che pungoli al mio orgoglio, tentativi di risvegliarlo, almeno in parte. Sortivano, purtroppo, l’effetto esattamente contrario. Andavano a rinforzare, se mai ce ne fosse stato bisogno, il mio guscio, la mia corazza. Adesso sono in grado di capirli un po’ di più, di comprendere cosa possano volere. Serenità. Solo un po’ di serenità. Ancora poco e l’avranno. O, almeno, lo spero. Ciò che desidero veramente, ora, è evitare di compiere nuovi sbagli. Mi sono a lungo domandato quale possa essere il modo per rimediare a quelli già compiuti, ma non sono stato in grado di darmi una risposta. O, meglio, una risposta diversa da questa.
«Non vorrai dirmi che ritieni coraggiose le persone che si tolgono la vita? Mi deluderesti molto!»
«Non so cosa farci. Secondo me è molto più da codardi non trovare la forza di dire basta, come in tutte le cose. Ogni cosa che facciamo, alla quale ci dedichiamo, può essere interrotta in un qualunque momento. Il lavoro, gli studi, le amicizie, gli amori. Perché non la vita? In fondo, non è che l’origine di tutte le nostre preoccupazioni, la fonte massima di tutti i nostri disagi. Molto meglio l’oblio della morte!»
Mi guardò con un’espressione molto perplessa, quasi corrucciata.
«Beh, ogni nostra giornata è ricca di insidie, di preoccupazioni, di problemi. Ma ci sono anche tante cose belle, tante sensazioni che ripagano, nell’istante nel quale le provi, le amarezze di un anno intero. Pensa solamente al sole che scalda la tua pelle, che sembra quasi toccarti con le sue mille mani. Pensa al profumo di un bosco d’autunno. All’amore!»
«Sono tutte cose destinate a finire. Specialmente…»
Mi fermai.
«Specialmente?»
«No! Niente! Niente!»
«Pensavi all’amore?»
Non risposi.

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *