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L’ultimo periodo, vuoi per la grande quantità d’impegni lavorativi, vuoi per una importante stanchezza che mi accompagna già da un po’, è assolutamente negativo dal punto di vista creativo. Dopo aver terminato l’ultimo romanzo, Un angelo dagli occhi a mandorla – che potete trovare a questo link, mi ritrovo con le vene creative momentaneamente (almeno spero!) prosciugate.

In realtà, idee che girano in testa ce ne sono, ma una volta posto davanti al fatidico foglio bianco subentra una sorta di blocco. Di romanzi iniziati ne ho in quantità industriale: tre polizieschi di Benso e Casale; la storia vintage Camaleonti grigi su uno specchio opaco; il simil-thriller Provincia nera; il romanzo in prima persona su vampirismo e serial killer, Storia di V.; il Libro I della tetralogia fantasy Quell’Oscuro Regno del Male tra Tanaro e Bormida; un altro romanzo che, considerati gli argomenti che tocca, è ancora top-secret; un saggio sui serial killer cannibali; l’umoristico La valle dei re; almeno altri cinque incipit che ancora non hanno la dignità di un titolo.

Ma niente… non mi esce dalla tastiera nemmeno una riga… e quando esce, la cancello subito. Sto involvendo a vista d’occhio. Da un paio di giorni sto valutando come, probabilmente, sia giunto il momento di prendermi una pausa, pur consapevole del fatto che la scrittura sia la mia unica valvola di sfogo. Il timore, insomma, è che l’involuzione porti all’effetto “pentola a pressione”. Con la piccola differenza che, per diminuirla, a me non è sufficiente fischiare…

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